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lunedì 23 settembre 2013

La carità non è un semplice assistenzialismo, dice Papa.

Foto: News.Va
“Qui sentiamo in modo forte e concreto che siamo tutti fratelli", afferma il Papa all’inizio del suo discorso, "nessuno qui è migliore dell'altro"."L’unico Padre è il Padre nostro celeste, e l’unico Maestro è Gesù Cristo ... e guardando Gesù si vede che Lui ha scelto la via dell’umiltà e del servizio, la via della carità”.
“La carità non è un semplice assistenzialismo e nemmeno un assistenzialismo per tranquillizzare le coscienze. No, quello non è amore: quello è negozio, eh?, quello è affare. L’amore è gratuito. La carità, l’amore è una scelta di vita, è un modo di essere, di vivere; è la via dell’umiltà e della solidarietà. Non c’è un’altra via, per questo amore”.
Ma non basta guardare a Gesù, dice Papa Francesco, bisogna seguirlo. E qui una raccomandazione forte: “Non possiamo seguire Gesù sulla via della carità se non ci vogliamo bene prima di tutto tra noi. E’ necessario fare le opere di misericordia con misericordia! Le opere di carità con carità”:
“La società italiana oggi ha molto bisogno di speranza, e la Sardegna in modo particolare. Chi ha responsabilità politiche e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo. (…) Ma come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze”.
Seguendo Cristo sulla via della carità, è possibile seminare speranza:
“Sapete? A volte si trova anche l’arroganza nel servizio ai poveri! Sono sicuro che voi l’avete vista: quell'arroganza nel servizio a quelli che hanno bisogno del nostro servizio. Alcuni si fanno belli, si riempiono la bocca con i poveri; alcuni strumentalizzano i poveri per interessi personali o del proprio gruppo. Lo so, questo è umano, ma non va bene! Non è di Gesù, questo. E dico di più: questo è peccato! E’ peccato grave, perché è usare i bisognosi, quelli che hanno bisogno, che sono la carne di Gesù, per la mia vanità. Uso Gesù per la mia vanità: e questo è peccato grave! Sarebbe meglio che queste persone rimanessero a casa!”. Alla fine, in un clima di grande gioia, il saluto del Papa personale, affettuoso, con ciascuno dei presenti che parlano con lui e gli consegnano lettere e piccoli doni e ancora un momento di preghiera comune recitata a voce alta da Francesco che conclude con la benedizione. Ma c’è un fuori programma: prima di lasciare la Cattedrale il Papa riceve il saluto e l'abbraccio caloroso delle religiose di tante congregazioni. In particolare alle suore di clausura Francesco dice:

“Voi siete il sostegno della Chiesa, il sostegno spirituale della Chiesa. Andate avanti con questa certezza. Il Signore vi ha chiamate per sostenere la Chiesa, con la preghiera, con la grande preghiera".


Il Papa invita alla preghiera per la pace dopo l'attentato in una chiesa in Pakistan, 81 i morti.

Concludendo la visita a Cagliari, durante l’ultimo incontro con i giovani, informato del grave attentato contro una chiesa in Pakistan, il Papa ha esortato alla preghiera e a percorrere vie di pace. Papa Francesco ha invitato tutti a costruire in prima persona “un mondo migliore e di pace”:
“Oggi in Pakistan, per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, è stato fatto un attentato e sono morte 70 persone. Questa strada non va, non serve. Soltanto la strada della pace, che costruisce un mondo migliore. Ma se non lo fate voi, se non lo fate voi, non lo farà un altro, eh? Questo è il problema, e questa è la domanda che io vi lascio: ‘Sono disposto, sono disposta a prendere una strada per costruire un mondo migliore?’. Soltanto quello. E preghiamo un Padre nostro per tutte queste persone che sono morte in questo attentato in Pakistan ...”.
E ha concluso:

“Che la Madonna ci aiuti sempre a lavorare per un mondo migliore, a prendere la strada della costruzione, la strada della pace e mai la strada della distruzione e la strada della guerra”.

Attentato alla chiesa di Peshawar – Pakistan

La comunità cristiana è ancora sotto shock per la strage di ieri a Peshawar, nel nord del Pakistan, dove due attentatori suicidi si sono fatti esplodere all'esterno di una chiesa protestante provocando un centinaio di morti e oltre 130 feriti, alcuni dei quali gravi. Unanime la condanna di leader religiosi - cattolici, protestanti, musulmani - che pregano per le vittime e per i loro familiari. In una nota della Conferenza episcopale (Pcbc), a firma del presidente mons. Joseph Coutts - arcivescovo di Karachi - si esprime una "ferma condanna" nei "termini più forti" per quello che viene definito un "attacco verso uomini, donne e bambini innocenti". In varie città del Paese si sono tenute manifestazioni di protesta contro l'attacco kamikaze, rivendicato dal gruppo estremista islamico Jandullah, già noto in passato per attacchi contro la minoranza sciita e la morte di nove alpinisti stranieri - impegnati nella scalata dell'Himalaya - nel giugno scorso.
Foto di Asia News
Ieri mattina, al termine della funzione domenicale, due kamikaze si sono fatti esplodere nei pressi della chiesa protestante di Tutti i Santi a Kohati Gate, a Peshawar, capitale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord del Pakistan. Lo storico edificio, costruito nel 1883 prendendo spunto dalle moschee, è rivolto verso la Mecca e costituisce un edificio simbolo del tentativo di pace, armonia e convivenza pacifica fra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana. Al momento dell'attacco - favorito dalle scarse misure di sicurezza predisposte dalle autorità locali, nonostante l'edificio sorga in quella che viene considerata la "zona rossa" - erano presenti almeno 600 persone.
Nel suo messaggio il presidente dei vescovi pakistani parla di gesto "vergognoso e codardo" ed esprime dolore per la predita di "così tante vite innocenti" e "solidarietà" alle famiglie. Il prelato annuncia inoltre la chiusura di tutti gli istituti educativi cristiani dal 23 al 25 settembre "in segno di lutto e protesta". Mons. Coutts invoca inoltre "speciali preghiere" per "quanti sono stati martirizzati e i feriti", lanciando al contempo un appello all'intera comunità cristiana perché "mantenga la calma ed eviti gesti violenti". Egli si rivolge infine al governo, perché "prenda tutte le misure necessarie per catturare i responsabili" e misure urgenti per "proteggere i luoghi di culto delle minoranze religiose" contro attacchi che hanno raggiunto "proporzioni allarmanti".
Solidarietà e condanna viene espressa anche da altri leader cristiani e musulmani. Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi mons. Rufin Anthony parla di "evento terribile" per un Paese "piagato dal terrorismo". "Le minoranze vivono in condizioni di insicurezza a causa delle politiche governative" aggiunge il prelato, che invita i cristiani "a protestare in modo pacifico e a non provocare incidenti" a fronte di un momento in cui è "necessaria la massima unità". Oggi, fra l'altro, gli attivisti di Apma - come annunciato ieri da Paul Bhatti ad AsiaNews - terranno un'imponente (ma pacifica) manifestazione a Islamabad.
Cordoglio viene espresso da Maulana Tahir Ashrafi, presidente del Consiglio degli ulema, il quale sottolinea la vicinanza "ai nostri fratelli e sorelle cristiani". "È vergognoso che il governo - aggiunge il leader musulmano - non riesca a proteggere le minoranze in Pakistan", la cui Costituzione prevede "la tutela dei loro diritti". "Chiediamo - conclude - che le minoranze siano protette". Di scena "devastante" parla infine p. Chand Gill, sacerdote a Peshawar, la cui parrocchia si trova poco distante dalla zona dell'attentato. "L'ondata di violenze e terrorismo - aggiunge - cresce inarrestabile".  
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, in particolare i cristiani da tempo obiettivo dei fondamentalisti islamici. Decine gli episodi di violenze, fra attacchi mirati contro intere comunità - come avvenuto a Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore nel marzo scorso - o abusi contro singoli individui, spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia che finiscono per colpire vittime innocenti (ultimo il caso della minorenne cristiana Rimsha Masih).

giovedì 15 agosto 2013

Solennità dell'Assunzione di Maria Santissima

“L’ANIMA MIA MAGNIFICA IL SIGNORE...”



Cari Fratelli e Sorele,
Celebriamo oggi la Solennità della Madonna Assunta.
Maria Immacolata non poteva conoscere la corruzione della morte a causa del peccato, lei riesce davvero magnificare il Dio della giustizia e della misericordia.
Dio vuole condurre il suo popolo, cioè la sua Chiesa, alla piena comunione con Lui. La sua Chiesa viene rappresentata dalla “donna vestita di sole”. In Maria abbiamo la figura della Chiesa, che cammina verso Dio.
Così ci rendiamo conto dell'importanza di questa Solennità  che oggi celebriamo. Noi come cattolici ci salveremo come Chiesa. Appartenente ad una comunità. Quindi, la nostra salvezza è al livello comunitario. Nessuno se  salverà senza vivere la carità con i fratelli nella fede!
Maria ci mostra la strada da percorrere, la strada dell'umiltà. Solo chi si fida veramente a Dio, per mezzo di vera umiltà, può arrivare fino al cielo.
Se Gesù è la primizia della risurrezione, Lo segue la sua madre, e dopo di lei, anche noi. Questo è il nostro futuro.
Ora, ecco la Regina alla destra del Re eterno, quindi dovremmo cercare le cose di lassù per essere accanto a  loro per sempre.


domenica 11 agosto 2013

XIX Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

“Anche voi tenetevi pronti”.




Il nostro concetto di sorveglianza è spesso la nozione del servo malvagio della parabola dei talenti, è un'attesa di paura e di odio per il Signore;
La nostra attesa è di rimanere con i fianchi cinti, stare al servizio dei fratelli in modo da piacere al Signore e, d'altra parte, un'attesa di lampade accese. Essere trasformati dalla Parola di Dio, illuminati da Lei prenderemo le decisioni giuste nel servizio agli altri;
Così sono stati coloro che hanno sperimentato la Pasqua, la liberazione dall'Egitto, e abbiamo anche voglia di aspettare come i santi hanno aspettato. Con fede piena, la fede che porta ad atti di gentilezza, di carità vera;
Come ci dice la Lettera agli Ebrei, la fede è camminare nel buio, verso qualcosa che ancora non si vede. Però, per la fede abbiamo già quello che ci è stato promesso. Essere pronti è lo stesso di vivere questa fede, in modo concreto, trasformandola in carità. Così, noi assomigliamoci sempre di più con il Padre, perché Dio è Carità!



martedì 13 settembre 2011

Incontro Mondiale dei Giovani del Rinnovamento nello Spirito in Brasile


I giovani carismatici cattolici di tutto il mondo avranno un comune destino nel 2012. Nella loro missione di seminare la Cultura della Pentecoste, si incontreranno a Foz do Iguaçu, in Brasile. Dal 10 al 15 luglio mostreranno al resto del mondo che la loro speranza è posta in un solo nome: Gesù. Così sarà l´Incontro Mondiale dei Giovani del Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC), il primo evento con il proposito di radunare i giovani del movimento da diverse parti del mondo.
L´evento fa parte della preparazione del RCC per la celebrazione dal sua grande Giubileo d’Oro, che sarà festeggiato nel 2017. È una grande gioia per il Rinnovamento Carismatico dal Brasile essere la sede di questo incontro, dato che i suoi giovani sono parte vigorosa del movimento. In Brasile, due fra tre carismatici sono giovani.
L’aspettativa per l’Incontro è di riunire 5.000 giovani in rappresentanza di 120 paesi. La realizazzione dell´evento a Foz do Iguaçú ha giustamente l´obbietivo di facelitare la venuta di persone dai paesi dell’America Latina, giacché la città è situata alla triplice frontiera fra Brasile, Paraguay e Argentina ed è vicina agli aeroporti che hanno grande quantità di voli internazionali. Il comitato del ICCRS ci sarà presente con i suoi 18 membri.

Attività di evangelizzazione:
 Il programma del´evento prevede attività preliminari. I partecipanti potranno avere esperienze con il RCC brasiliano, come le missioni “Gesù sulle spiagge”, “evangelizzazione alle università” o il “Progetto Amazon”.

martedì 30 agosto 2011

Angelus del 28 agosto - Benedetto XVI


Cari amici,
ora ritornerete nei vostri luoghi di dimora abituale. I vostri amici vorranno sapere che cosa è cambiato in voi dopo essere stati in questa nobile Città con il Papa e centinaia di migliaia di giovani di tutto il mondo: che cosa direte loro? Vi invito a dare un’audace testimonianza di vita cristiana davanti agli altri. Così sarete lievito di nuovi cristiani e farete sì che la Chiesa riemerga con vigore nel cuore di molti. Quanto ho pensato in questi giorni a quei giovani che attendono il vostro ritorno! Trasmettete loro il mio affetto, in particolare ai più sfortunati, e anche alle vostre famiglie e alle comunità di vita cristiana alle quali appartenete.
Vi confesso che sono veramente colpito dal numero così significativo di Vescovi e Sacerdoti presenti in questa Giornata. Ringrazio tutti dal profondo dell’anima, incoraggiandoli, allo stesso tempo, a continuare coltivando la pastorale giovanile con entusiasmo e dedizione.
Saluto con affetto l’Arcivescovo Ordinario Militare e ringrazio vivamente l’Aviazione Militare per aver concesso con tanta generosità la Base Aerea dei Quattro Venti proprio nel centenario di fondazione dell’Aeronautica Militare Spagnola. Sotto la materna protezione di Maria Santissima, col titolo di Nostra Signora di Loreto, metto tutti coloro che la compongono e le loro famiglie.
Allo stesso modo, nella commemorazione di ieri del terzo anniversario del grave incidente aereo avvenuto nell’aeroporto di Barajas, che provocò numerose vittime e feriti, desidero far giungere la mia vicinanza spirituale e il mio profondo affetto a tutti coloro che sono stati colpiti da questo tremendo avvenimento, così come ai familiari dei caduti, le cui anime raccomando alla misericordia di Dio.
Sono lieto di annunciare ora che la sede della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2013, sarà Rio de Janeiro. Chiediamo al Signore che già da questo momento assista con la sua forza quanti devono organizzarla e spiani il cammino ai giovani di tutto il mondo perché possano riunirsi nuovamente col Papa in questa bella città brasiliana.
Cari amici, prima di congedarci, e mentre i giovani di Spagna consegnano a quelli del Brasile la croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, come Successore di Pietro, affido a tutti i presenti questo grande compito: portate la conoscenza e l’amore di Cristo a tutto il mondo. Egli vuole che siate suoi apostoli nel ventunesimo secolo e messaggeri della sua gioia. Non deludetelo! Grazie.
 
Leggi tutto il messaggio © Copyright 2011 – Libreria Editrice Vaticana

giovedì 18 agosto 2011

"Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede". I giovani lametini alla prossima GMG di Madrid


Zaino in spalla, scarpe comode, voglia di vivere momenti che resteranno per sempre nel nostro cuore e nei nostri pensieri per ritornare più ricchi di esperienze e più saldi nella fede: siamo pronti per partire! Madrid, capitale dei giovani per il 2011, vedrà oltre 500 mila cattolici partecipare alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù.
Il tema che quest'anno colorerà l'incontro mondiale è tratto dalla lettera ai Colossesi di San Paolo: "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede". La Spagna sarà luogo festoso di incontri di catechesi e di cultura; per migliaia di giovani è solo l'ennesimo ma non l'ultimo appuntamento in giro per il mondo. Dopo l'evento australiano, in cui si è celebrata la seconda GMG alla presenza di Benedetto XVI, l'Europa diventa di nuovo protagonista. Per i giovani lametini questa non è una qualunque GMG: è quella che precede la visita Pastorale del Santo Padre nella nostra Terra! L'incontro di Madrid sarà per noi, l'arrivederci al Papa. Lunedì 15 agosto un volo charter ci renderà parte di quei 500 mila giovani, al termine di un cammino di preparazione che è passato dalla formazione personale a quella diocesana, nei momenti classici di incontro offerti dalla Consulta di Pastorale Giovanile: formazione per animatori, penitenziali di Avvento e Quaresima, vissuti in attesa e della GMG e della visita del 9 ottobre 2011.

Il Papa, nel suo messaggio ai giovani, in preparazione alla giornata, ha ricordato momenti della propria gioventù, non si è dimenticato di manifestare la sua comprensione e di ricordare a noi giovani la vicinanza della Chiesa. Il Santo Padre si rivolge a ciascuno di noi prendendo spunto dai grandi ostacoli che il mondo oggi pone dinanzi ai cristiani e dalla difficoltà che ne deriva di essere coerenti con la propria fede. San Paolo, dice il Papa, ha scritto la lettera dalla quale è tratta l'icona biblica della GMG rivolgendosi alla comunità di Colossi, presentando diverse affinità con la Chiesa di oggi, che si trova a dover lottare contro l'ideologia laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società. Il messaggio termina con l'invito al coraggio, alla speranza e alla carità che provengono dalla fede: così potremo diventare testimonianza vivente, artigiani di pace, promotori della giustizia, animatori di un mondo più umano.

Al logo della GMG di quest'anno possiamo attribuire due diverse letture: una corona sormontata da una croce, ma anche tre figure che si tengono per mano dinanzi alla croce. La Croce resta, quindi, segno costante nel logo di ogni GMG per sottolineare la centralità del Cristo nell'incontro che si celebra! La Croce stessa è segno di festa e di gioia perché è la strada che porta alla felicità, la strada che porta a Gesù!
L'augurio finale che chi scrive rivolge a sè, agli altri partecipanti ma anche a chi seguirà l'evento a mezzo stampa e con la preghiera personale, è che la GMG sia l'evento che rinnova la fede, riaccende la speranza e rinvigorisce il nostro amore per Cristo, per la Chiesa e per il prossimo.

Don Fabio Stanizzo
Responsabile Pastorale Giovanile



martedì 9 agosto 2011

L’Italia vieta il burqa, ma per la Chiesa indiana è una violazione della libertà religiosa


Mumbai (AsiaNews) – La questione sull'uso del burqa mette in luce le difficoltà che l’Europa ha nei confronti dell’islam. È quanto emerge da alcune opinioni di personalità indiane sulla decisione del governo italiano di varare una legge che proibisca di vestire burqa, niqab e altri indumenti etnici che nascondono il volto. Per chi sostiene la proposta, burqa e niqab sono “simboli di oppressione e sottomissione”. Altri – non solo nel mondo musulmano – giudicano il divieto come una violazione della libertà individuale e religiosa, perché esso interviene in modo diretto nella vita privata di una persona. Tuttavia, c’è anche chi pone l’accento sull’atteggiamento chiuso e poco conciliante dei musulmani, che emigrano nei Paesi occidentali, ma non sono disposti a integrarsi con il popolo ospitante.

Una fonte indiana di AsiaNews, che ha chiesto di mantenere l’anonimato, giudica la proposta di vietare il burqa “strana”, ma sottolinea anche l’atteggiamento poco conciliante di molti musulmani che espatriano in Europa. Secondo la fonte l’insistenza a indossare il burqa (che non è obbligatorio nella religione musulmana, ndr) rappresenta “il disprezzo di chi lo porta nei confronti della sensibilità culturale del popolo che lo ospita”. Questo è “un atteggiamento contradditorio, visto che molti immigrati desiderano sfuggire ai propri regimi oppressivi, per una vita migliore in una società più aperta, continuando però a rifiutare di integrarsi nel contesto sociale di quella nazione”. Proprio per questo la fonte giudicherebbe “ammirevole che chi si oppone al divieto di indossare il burqa si opponesse pubblicamente contro l’Arabia Saudita, dove in pubblico è proibita la pratica di qualsiasi religione diversa dall’islam”. “Anche questo – conclude – è una grande problema di diritti umani”.

Secondo il gesuita p. Victor Edwin, dottorando in Relazioni cristiano-musulmane all’università Jamia Millia di New Delhi e direttore del giornale di studi islamiciSalaam, il riaccendersi della controversia sul burqa “è solo la punta di un iceberg”, che “evidenzia tensioni culturali più profonde che segnano la vita in Europa, dove l’integrazione dei musulmani rimane un tema molto scottante”. Egli ammette che “anche i musulmani devono cambiare e accettare la democrazia e il pluralismo religioso. Ma dovrebbe essere l’Europa, per sua natura multiculturale, a riconoscere che la libertà di seguire qualsiasi religione, senza paura, è fondamentale per ogni essere umano”.

Secondo la proposta del governo italiano, per chi viola la legge sono previste sanzioni pecuniarie e detentive: fino a 500 euro per chi lo porta; fino a 30mila euro e 12 mesi di reclusione per chi obbliga a indossarlo.