ROMA, lunedì, 9 gennaio 2012 (ZENIT.org)
- L’ultima Relazione del Ministero della Salute italiano sulla legge 194
relativa all’anno 2009 (quella sulla legislazione per l’aborto volontario)
riferisce che in quell’anno quasi 117.000 bambini non hanno potuto vedere la
luce, mentre nello stesso 2009, 568.857 sono nati vivi. Si è però registrato un
calo degli aborti nel nostro paese: passati, nel 2009 rispetto al 2008, da
121.301 a 116.933 (-4368, pari al 3,6%). Nel 1982, anno del triste record
(234.801 casi), la diminuzione è di oltre il 50%.
I dati dicono anche che le lavoratrici sono la categoria che
fa ricorso più frequentemente alla IVG (Interruzione volontaria di gravidanza).
La Lombardia (con quasi 10 milioni di abitanti) è dove si abortisce di più
(19.700 casi, -4,2% rispetto al 2008). Le regioni più virtuose sono la Valle
d’Aosta (217 casi, -9,6%) e la Basilicata con un calo di quasi il 10% (700
casi), mentre solo in Molise il dato appare in controtendenza (634 casi,
+5,7%).
All’estero stanno decisamente peggio: l’Italia ha infatti
valori tra i più bassi dei paesi europei: gli aborti per 1.000 donne in età tra
i 15 e i 44 anni (range d’età europeo) sono il 10,3% in Italia, molto meglio
che in Russia (40,3), Romania (31,3), Svezia (21,3), Inghilterra (17,5),
Francia (17,4) e Spagna (11,8). Ci battono solo Belgio (9,6), Olanda (8,7) e
Germania (7). Infine, un ultimo dato: il 45,5% delle donne italiane che hanno
abortito non avevano figli.
Questi i dati che naturalmente non parlano delle tragedie
che l’aborto comporta per i bimbi mai nati, per le giovani donne e i loro
uomini, per le famiglie a vario titolo coinvolte. La signora Paola Marozzi
Bonzi, nel 1984 fondatrice e direttrice del Centro di Aiuto alla Vita (CAV)
della clinica Mangiagalli di Milano, che in 27 anni ha salvato 13mila bambini
dall’aborto (vedi il Blog dell’11 dicembre 2011), mi dice: “Le donne che hanno
scelto di abortire, nella grande maggioranza dei casi subiscono un forte p
anche fortissimo trauma fisico e psicologico, del quale spesso non si liberano
più del tutto”.
Negli ultimi tempi è venuto sempre più alla ribalta
dell’informazione il problema degli aborti, non direttamente per abolire la
Legge 194, ma almeno per applicarla con rigore, visto che la Legge afferma e
tutti concordano sul fatto che l’aborto dovrebbe essere il più possibile
evitato con vari provvedimenti economici di aiuti alle famiglie e anche
psicologici di aiuto alle donne in difficoltà di vario genere per partorire. Se
non altro perché noi italiani diminuiamo di più di 100.000 unità all’anno,
aumentiamo solo grazie ai circa quattro milioni di lavoratori “terzomondiali”
che si sono stabiliti in Italia. Insomma, tutti ormai sanno che in Italia
nascono troppo pochi bambini italiani! Almeno quelli che sono stati concepiti e
stanno giungendo a maturazione, lasciamoli e aiutiamoli ad uscire dal grembo
materno!
Il 30 dicembre scorso, in primissima serata dopo il TG di
Rai Uno delle ore 20, nella rubrica Qui Radio Londra con grande
coraggio Giuliano Ferrara ha parlato non dell’aborto, ma della vita di un
bambino che nasce, con molto garbo e commozione, in modo del tutto laico. Dato
che la sera seguente il Presidente Napolitano avrebbe tenuto nelle reti
unificate delle Tv il suo annuale “Discorso agli italiani” per augurare Buon
Anno a tutti, Giuliano ha avanzato una proposta che credo rappresenti la grande
maggioranza degli italiani. “Caro Presidente, ha detto in sostanza, domani
sera, nel suo discorso atteso da tanti italiani parlerà di tanti problemi della
nostra Italia e la sua parola ha un notevole influsso sui nostri compatrioti.
Ebbene, veda di inserire un cenno al dovere che tutti abbiamo di aiutare
una donna, una coppia che vorrebbero avere un bambino ma si orientano
verso l’aborto per vari motivi. Aiutare chi è in difficoltà dovrebbe essere
cosa normale per ognuno di noi. Caro Presidente della Repubblica (cito sempre a
memoria) perché non mettere in agenda questa battaglia civile per la vita? Lei
ne ha fatte tante: la sicurezza sul lavoro, i dissesti idrogeologici,
l’immigrazione e la cittadinanza per i figli di immigrati… perché non
aggiungere anche questa battaglia per la vita? Molti del popolo si sono già
mossi in questo senso con il “Progetto Gemma”, nel popolo c’è già questa
sensibilità di far nascere il più possibile tutte le vite. Domani sera, dica
qualcosa su questo”.
Ecco, la sera del 31 dicembre eravamo molti milioni a
sentire il discorso di Napolitano. Non ha parlato della vita che deve nascere e
non può per mancanza di solidarietà umana e di sostegno da parte dello Stato
italiano. Mi spiace dire che ha deluso molti e ci ha fatto sentire, per quella
sera, non pienamente rappresentati dal Capo dello Stato.
di Piero Gheddo.